sabato 9 luglio 2011

Dove ho lasciato la macchina?

Dopo una sera al bar, con gente confusa che perde cappotti, va a fumare in massa lasciandomi solo, e crolla dopo non avere bevuto alcol, mi trovo a cercare la mia auto.
Gli unici rumori escono ubriachi dai bar; qualche risata, un bicchiere che si rompe. Vago con O. per strade in discesa e parcheggi affollati.
Sparo con il telecomando per rintracciare l'auto a distanza. Riesco ad aprire tre Ford Fiesta e percorrere decine di vicoli e stradine prima di arrivare a una festa che si tiene in due tempi.
E' notte, ma è anche giorno.
E' l'ultimo giorno di oratorio feriale, ma è anche un matrimonio.
La sposa parla al microfono radunando i ragazzi per il prossimo gioco di gruppo.
Nel parcheggio dell'oratorio/chiesa ci sono alcuni brianzoli uomini duri che stanno per rimorchiare via un'auto parcheggiata male; c'è anche il mio meccanico di fiducia. Cerco di farmi dare una mano, ma è troppo allegro d'alcol per ascoltarmi. Riesce a suggerirmi di vagare con telecomando in mano (già lo faccio, meccanico) e tentare la sorte.
Nel dormiveglia sono indeciso se alterare il sogno per trovare l'auto, o se arrendermi e chiedere un passaggio.
Forse è un film che sto guardando o forse ci sono dentro. La sensazione è come se fossero le due cose insieme. Sono tra un gruppo di persone che non conosco. Siamo finiti senza sapere come su un pianeta sconosciuto. Siamo in un grande ambiente spoglio realizzato con grandi pietre, intervallate da pannelli artificiali. Passiamo del tempo lì a capire cosa fare, e diamo per certo che siamo prigionieri e che ci stanno osservando. Discutiamo, ma senza venirne a capo. Qualcuno propone che "sicuramente" vedendoci discutere gli alieni capiranno che siamo esseri intelligenti e che non vale la pena tenerci in cattività. Sembra di assistere da fuori a un telefilm ed esserci dentro allo stesso tempo: da fuori penso che nonostante l'idea di base sia vecchia, potrebbe funzionare e diventare un'ottima serie di fantascienza; da dentro, sono un po' preoccupato. Qualcuno scopre un tunnel con monorotaia, ma nessuno si decide a esplorarlo. Altri invece trovano un varco verso l'esterno, e dopo avere percorso alcuni corridoi a cielo aperto tra altissimi muri uniformi, troviamo una riva terrosa e ci arrampichiamo. Ci ritroviamo all'aperto in un vasto panorama collinare e poco sopra a noi sembra profilarsi la struttura di una stazione. Facciamo qualche gradino e ci troviamo sul marciapiede di una vera e propria stazione di metropolitana di superficie. La cosa strana però è che senza la presenza di cartelli sappiamo che quella parte di marciapiede è riservata agli umani, ed è di livello inferiore rispetto al resto della piattaforma. Non possiamo andare oltre e nessuno osa sfidare il divieto implicito. Stiamo ancora cercando di capire cosa si aspettano gli alieni da noi. Sulla piattaforma ci sono altre persone, sembrano tutte umane di aspetto, ma sappiamo che non lo sono. Quando arriva il treno saliamo tutti in una carrozza. Qualcuno si siede, altri restano in piedi. Ci sono altri passeggeri, ma non capiamo se sono alieni o no: forse gli alieni possono occupare i posti degli umani, ma non viceversa. Il treno si alza poi in volo e sorvola un paesaggio di colline e grandi ville isolate, tutte di aspetto molto terrestre. Le cose strane di questo pianeta ci sembrano davvero molto strane, e pensiamo che la civiltà che lo abita sia enormemente diversa dalla nostra e che gli alieni non ci capiscano nemmeno un po'.
Scendo con la bici per strade brianzole; mi fermo sotto una loggia medievale. Già che sono lì, presento alcune soluzioni software e pianificazioni per mostre fotografiche a K, la quale mi dice che ha budget solo per 309 euro. Arriva P e la interrompe, perché si è liberato un posto per il lancio con il paracadute e devono andare subito.