giovedì 20 gennaio 2011

Stazione Centrale, Milano. Mi perdo tra i binari, corro cercando di prendere un treno, non importa la destinazione purché mi porti via. Ma appena mi avvicino alle porte queste si chiudono, io ne perdo uno dietro l'altro: loro sanno che da sveglia io odio i treni. Poi lo vedo, è arancione o rosso comunque colorato, è un treno di Arena Ways, ma io ho paura che sia un treno fantasma perché non sono a Garibaldi. Salgo ugualmente, è pieno, pago il biglietto e mi siedo davanti a un suonatore di fisarmonica. Parte, tutti cantano qualcosa, tutti sono contenti di essere riusciti a prendere un treno, uno qualsiasi per un posto qualsiasi. Mi sento cadere nel vuoto, mi sveglio.

giovedì 13 gennaio 2011

Dormitorio di una fabbrica, notte. Non so cosa ci faccio lì, ma sto andando a letto. Qualcuno inizia una discussione sul futuro e pare che a una persona imprecisata che conosco succederà una disgrazia. Poiché capisco che quello è un posto speciale e un momento speciale, mi rendo conto che se agisco, ora e subito, posso impedire il futuro. Allora mi alzo, nonostante siano più o meno le cinque di mattina, cioè prestissimo, e nonostante sia una cosa che normalmente non farei mai. Esco dal capannone. È buio, nevica, e mi incammino per una strada lunga e dritta con la sensazione di stare tornando indietro da qualcuno. In strada non c'è nessuno, tutto è coperto di neve.

giovedì 6 gennaio 2011

Sono a Milano, siedo nel piano superiore di un bus a due piani. Girando un angolo diventa Roma, la differenza è visibile da subito: c'è immondizia e cassonetti aperti in ogni angolo. L'autobus deve fare slalom tra alcuni cartelli stradali piantati in mezzo alla carreggiata, molti hanno perso il cartello ed è rimasto solo un palo sbilenco. Non potendoli evitare, il bus li travolge. A un'altra svolta mi ritrovo in una campagna brianzola. Nella parte bassa di una riva di collina vedo una ragazza bionda fare il bagno in un laghetto insieme a un cane nero. Mi avvicino. Il cane nuota veloce e se la spassa. Quando la ragazza esce dall'acqua si fa avvolgere da me in un telo-mare e si fa asciugare. Poi, nonostante fosse bionda e sconosciuta, mi ritrovo a pomiciare con una mora identica a Maria Rosaria De Medici*. Facciamo l'amore su un divano rosso e io mi stupisco del divano, che non ho mai visto**. Lei dopo un po' assume un'aria distaccata e sorride: ma non capisco se sta pensando ai fatti suoi.

*Giornalista del TG3
**Eppure nella realtà possiedo un divano rosso.