giovedì 30 dicembre 2010

Ero incinto. Ma di pochi mesi. Quindi avevo qualche problema a far capire la gente la mia condizione. Tutto sommato però le donne che incontravo in strada/centro commerciale/scuola/teatro erano comprensive e disponibili. Qualcuna sorrideva tradendo un senso di accondiscendente maternalismo.

domenica 5 dicembre 2010

Ballando con I., le succhio un orecchio.
Sono in un drugstore, ai bordi di una statale americana. Vendono di tutto, in teoria, poi mi accorgo che vendono solo articoli sportivi. Bene, mi dico, sto appunto cercando una maschera da sub. C'è di tutto, anche le pinne da sub, ma non vedo maschere. Chiedo a I., che è lì con me, se vede maschere tra gli scaffali. Niente. Capita di lì una commessa che indossa la maglia blu del negozio. Chiedo a lei, ma in risposta mi dice che per le maschere da sub serve andare in un negozio specializzato di articoli acquatici. Loro hanno solo un modello, e me lo indica: era proprio sullo scaffale davanti a me. Questo modello è supercomputerizzato, nel vetro della maschera ti fornisce direttamente i dati di immersione usandolo come display. Io cercavo solo una maschera impermeabile. Da quel momento vedo sullo scaffale maschere di vario tipo, con snorkel o senza, di varie misure; ma poiché la commessa dice che di maschere da sub non ne vendono, rinuncio alla ricerca.